Pubblicità: una mostra a Parma ci racconta come è nata

La Pubblicità è la protagonista della grande mostra in programma fino al 10 dicembre 2017 nei saloni della Fondazione Magnani-Rocca – la ‘Villa dei Capolavori’ a Mamiano di Traversetolo presso Parma.

Era il 22 giugno 1890 quando sulla ‘Tribuna Illustrata’ apparve il primo e più antico slogan italiano “Volete la salute? Bevete il Ferro China Bisleri”.

Da lì in poi il cammino è stato veloce e ricco di grandi momenti e si è avvalso fin da subito della collaborazione di grandi artisti dalle intuizioni geniali: Lautrec, Depero, Dudovich, Nizzoli.

Proprio Depero, da visionario quale era, dichiarò nei primi decenni del XX secolo: “L’Arte dell’avvenire sarà potentemente pubblicitaria”. Guardiamoci intorno oggi…Come potremmo dargli torto?

Come si sviluppa la mostra “Pubblicità”?

La mostra parte dalla fine dal 1890 e, attraverso 200 opere perfettamente conservate, arriva all’era di Carosello raccontando la nascita in Italia della pubblicità. Dalle sue prime forme di comunicazione semplici e dirette, all’introduzione dell’illustrazione come strumento persuasivo e fantasioso.

La mostra sottolinea il rapporto tra illustrazione e messaggio pubblicitario attraverso i diversi media: manifesto, locandina, targa di latta, packaging della confezione. Fino ad arrivare all’avvento della radio come strumento di comunicazione di massa.

Immagini, slogan, colori e tanta capacità persuasiva di marchi celebri – Barilla, Campari, Cinzano, Motta e Pirelli su tutti – hanno dato vita ad una gigantesca macchina economica che era però anche fucina di grande creatività.

È interessante osservare gli espedienti utilizzati dai padri della grafica prima dell’avvento del computer per capire quanto questi fossero bravi.

Con la sola matita sapevano creare effetti di morphing, lettering e scene romantiche, la cui efficacia comunicativa resta tuttora valida. Non è un caso che molti degli autori delle opere esposte, nel tempo si siano trasformati in veri e propri grafici pubblicitari di successo.

Una mostra da non perdere, insomma. Da gustarsi appieno per conoscere gli albori della comunicazione moderna, l’evoluzione del segno negli anni e le strategie visive che hanno fatto la storia.